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Vero e proprio simbolo del lifestyle italiano, negli ultimi anni il Prosecco ha conquistato il palato di milioni di consumatori in tutto il mondo. Fresco e versatile, è il protagonista delle tavole di paesi con culture diversificate; non un semplice vino frizzante, ma il vino frizzante italiano per eccellenza. In questo articolo parleremo della sua popolarità, della sua diffusione su scala mondiale e del fatturato che genera questa fantastica bollicina.
Con origini antichissime radicate nella zona Conegliano-Valdobbiadene, il Prosecco oggi è la bollicina italiana più venduta al mondo. La tradizione consolidata, unita alla dedizione dei viticoltori, ai progressi tecnologici dell’industria vinicola e alle caratteristiche gustative uniche, hanno reso il Prosecco un prodotto d’eccellenza in Italia e nel mondo. Dopo aver guadagnato popolarità a livello locale, infatti, a partire dal XVIII secolo, citazioni del Prosecco vengono rintracciate in documenti inglesi e francesi, che diventano testimonianza dei suoi primi passi fuori dai confini nazionali. Tuttavia, sarà solo negli ultimi decenni che l’esportazione di Prosecco diventerà significativa, in grado di rappresentare un vero e proprio lifestyle e generare un considerevole volume d’affari.
Forte della propria gradevolezza, il Prosecco si presenta come un vino frizzante molto versatile, con una gradazione alcolica contenuta e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Questi fattori, consolidati dalla crescente popolarità della cucina italiana e mediterranea, hanno contribuito alla sua ascesa nel panorama vinicolo internazionale. Attualmente, i principali paesi di destinazione dell’esportazione di Prosecco sono gli Stati uniti, il Regno Unito, la Germania, la Francia, il Canada e l’Australia. In questi mercati, la sempre più elevata domanda di Prosecco viene gestita attraverso politiche agricole, industriali e di marketing particolarmente efficaci. Dopo aver esteso la sua zona di origine e aumentato la qualità e la produzione, con la creazione di due consorzi DOCG e un consorzio DOC, la comunicazione ha compiuto il passo fondamentale per la creazione di una percezione totalmente positiva a livello internazionale. È il vino, dal gusto fresco e fruttato, adatto alle occasioni e ai consumatori più disparati, dalle cerimonie formali ai festeggiamenti tra amici, dai più giovani ai più anziani. È l’ingrediente di successo per i cocktail più richiesti, soprattutto durante la stagione estiva. Non solo, è a tutti gli effetti l’alternativa economica allo Champagne, per chi vuole spendere meno senza rinunciare alla qualità.
La crescente popolarità del Prosecco ha generato numerosi tentativi di emulare il suo gusto da parte di produttori di vino in tutto il mondo. Tentativi che, però, non potranno mai godere della denominazione di Prosecco, vino DOP italiano a partire dal 2009. Questo riconoscimento ha confermato la qualità e l’autenticità del Prosecco prodotto nella zona Conegliano-Valdobbiadene, evidenziandone le caratteristiche distintive e il legame con il territorio e portandolo, 4 anni dopo, a superare lo champagne per numero di bottiglie vendute. Dato che, unito all’incremento del volume delle vigne, ha reso il Prosecco il vino più famoso al mondo.
Il Prosecco Doc si conferma leader indiscusso nel panorama vinicolo internazionale anche per il 2023, mantenendo il primato come la denominazione di vino italiano più prodotta a livello volumetrico, con oltre 616 milioni di bottiglie imbottigliate e circa 3 miliardi di euro di fatturato. Nonostante ciò, l'anno in questione ha segnato un lieve calo del 3,5% negli imbottigliamenti rispetto al 2022, evidenziando una dinamica di mercato in leggera flessione, particolarmente influenzata dal Prosecco Rosé, il quale non ha riscontrato il successo sperato. Escludendo questa specifica varietà, il decremento si attesterebbe solo al -2%, sottolineando come il Rosé, pur avendo subito un calo più marcato, continui ad avere un ruolo rilevante rappresentando oltre l'8% dell'intera denominazione.
La competizione tra Prosecco e Champagne sul mercato globale delle "bollicine" si rivela una strategia di successo, dove entrambi sembrano seguire percorsi divergenti che si rivelano, tuttavia, complementari. Mentre il Prosecco espande i propri orizzonti per volume e quota di mercato, lo Champagne si distacca dalle fasce di prezzo più accessibili per posizionarsi su un segmento premium. Questa sinergia consente a Prosecco e Champagne di dominare il mercato delle bollicine a livello mondiale. Parallelamente, in un contesto in cui il consumo complessivo di vino registra una flessione, entrambe le tipologie stanno erodendo quote di mercato a danno principalmente dei vini rossi, i quali stanno registrando un netto ritiro su scala globale.
Quando si parla di vini, in particolare di vini spumanti, emerge spesso un quesito tra gli appassionati dell'argomento: meglio una bollicina italiana o un classico vino spumante francese? Fermo restando l'alta qualità dei vini sia di Francia che d'Italia, cerchiamo di affrontare la questione in maniera obiettiva, non facendoci prendere dalla storica rivalità che si consuma con i “cugini” francesi.
Partiamo allora da questo assunto: non è possibile lanciarsi in paragoni tra i vini spumanti italiani e gli Champagne francesi. Il motivo è presto detto: anche se infatti il metodo Champenoise e il metodo Classico corrispondono alla stessa procedura, tuttavia cambiano i terroir, il clima, la qualità del suolo, etc. La particolarità del clima e del terreno di quella specifica regione d'Oltralpe non si eguaglia alle caratteristiche di un clima mediterraneo come quello italiano, che è invece maggiormente vocato per altri vitigni.
Prendiamo ad esempio il gesso. Esatto, proprio lo spessore del gesso che si trova sotto i vigneti. Nella regione di è piuttosto spesso, ed anche dove non lo è il freddo crea quelle caratteristiche tipiche per far maturare le uve in una maniera tutta particolare, inimitabile. Un buon vino Champagne viene quindi coltivato su terreno gessoso e alcalino, che assorbe moltissimo la luce del sole, rilasciando azoto durante la notte al fine della maturazione delle viti.
Ciò che abbiamo detto finora non sta a significare che in Italia non esistano vini bollicine di gran qualità: Trento Doc e Franciacorta in questo sono esemplari. Anzi, vi sono dei Franciacorta che non hanno nulla da invidiare a certi Champagne. Le caratteristiche climatiche del suolo trentino, poi, sono quelle che più si avvicinano a quelle della regione di Champagne. Tuttavia si tratta di prodotti diversi. Più il clima diventa caldo, poi, più le bollicine si fanno rotonde, con un maggior grado alcolico.
In questa “sfida” alcuni di solito inseriscono anche il Prosecco, un'eccellenza italiana che si fregia di marchi come la Doc o la Docg. Ciò però non sarebbe in teoria corretto dal punto di vista stilistico e di produzione. I territori di Asolo o di Conegliano Valdobbiadene possiedono infatti caratteristiche diverse da quelle dello Champagne. La produzione e le uve con cui i vini vengono prodotti sono inoltre molto distanti tra loro. Se infatti per lo Champagne si usa il Metodo Champenoise (Metodo Classico, che viene utilizzato anche per i Franciacorta), per il Prosecco la modalità di produzione prescelta è quasi sempre quella del Metodo Martinotti, con fermentazione non in bottiglia bensì in autoclave e con tempi di riposo molto più brevi. Ecco che dunque in questo caso parliamo di due vini completamente diversi, che non possono essere messi a paragone.
Chiudiamo infine con uno sguardo al gusto e ai sentori dei due vini in esame. Tutti i grandi sommelier di fama internazionale concordano nell'affermare che negli Champagne di qualità è intenso il sentore del pane. Ciò è dovuto al sapiente utilizzo dei lieviti, che portano a ricordare dunque l'alimento per eccellenza. Nel territorio lombardo, che è quello in cui viene coltivato e prodotto il Franciacorta, questo background non viene trasferito al vino, che invece ricorda più le note floreali e gusto fruttato, anche se piuttosto aspro. Proprio per questo motivo è possibile gustare una pizza accompagnata da uno Champagne ma non da un Franciacorta.
La primavera inoltrata fa sempre venire voglia di uscire e stare all'aria aperta. Anche i pasti si fanno più leggeri e si prediligono ingredienti come frutta e verdura fresche per insalate o antipasti o aperitivi sfiziosi. Il Prosecco però resta un grande protagonista della cucina, anche in primavera-estate. Ottimo non solo per preparare risotti o secondi piatti, o per sfumare brodetti di pesce, si presta anche alla preparazione di insalate inedite, come questa con pere, pancetta e pecorino di cui ti diamo la ricetta. Ecco la nostra ricetta con il prosecco: l'insalata primaverile!
Per preparare la gustosa ricetta con il prosecco chiamata "insalata primaverile", avrai bisogno di questi ingredienti, porzionati per due persone:
La tua insalata al Prosecco può essere gustata in abbinamento ad altre pietanze fresche e primaverili. Se ti va, ad esempio, puoi accompagnarla con dei crostini che avrai precedentemente riscaldato in forno. Potrai accostare anche delle foglie di salvia fritta, bigné salati, del formaggio fresco in piatto, erba cipollina, tartine condite come più ti piace. Insomma, tutto ciò che la tua fantasia ti suggerisce.
Un ultimo aspetto da non trascurare sarà il vino da abbinare a questa pietanza. Ovviamente sarà un Prosecco, dai profumi floreali ed aroma fresco. Si tratta del jus migliore da abbinare a piatti estivi, come anche alle insalate di riso o di pasta. Il consiglio è quello di spaziare tra un Prosecco Superiore Exta Dry Conegliano Valdobbiadene Docg o un Prosecco Millesimato Doc, le cui caratteristiche meglio faranno risaltare la peculiarità del piatto.
Chi segue questo blog con attenzione ricorderà che già a gennaio abbiamo parlato del successo di vendita che il Prosecco ha avuto nel 2020. Successo per niente scontato, visto che a causa della pandemia che ha tenuto tutti in casa, i motivi per brindare sono stati pochi. Eppure i numeri, rispetto al 2019, in alcuni casi si sono mostrati addirittura in salita. Ora, alla fine del primo trimestre del 2021, sono noti i dettagli di questa crescita, e non mancano le sorprese. Il risultato è comunque quello del Prosecco come re incontrastato nella categoria degli sparkling (bollicine).
Il 2020 è stato ad ogni modo un anno molto complicato per i produttori di spumanti metodo classico, ma bisogna sottolineare come in Italia gli spumanti del Nord-Est, Treviso Doc e Conegliano-Valdobbiadene Docg, stiano tenendo davvero bene. Il paragone lo si fa con i vini esteri, in particolare con quelli francesi (Champagne su tutti), i quali hanno registrato perdite maggiori. Per quanto riguarda i numeri, oltre al mezzo miliardo di bottiglie vendute nel 2020 per il Prosecco Doc, va sottolineato anche il risultato di tutto rispetto portato a casa dalle Docg Conegliano-Valdobbiadene (che con 92 milioni di bottiglie resta stabile) e Asolo, che addirittura registra un incremento di vendite quantificato in un +10%. Si registra inoltre un aumento consolidato nel consumo degli spumanti in generale in Italia, e un apprezzamento crescente verso i vini biologici. Da tenere d'occhio inoltre l'importanza sempre crescente dell'e-commerce, anche per questo settore, che rivela addirittura cifre come un +120% di fatturato per le prime piattaforme che nel 2020 hanno investito su questo canale di vendita, dimostrando che il vino (e il Prosecco) non conosce ostacoli nell'arrivare al consumatore.
Il secondo trimestre del 2021 parte perciò soffermandosi sulle sfide che ancora devono essere affrontate, ma che saranno cruciali per tutto il resto dell'anno. Si deve innanzitutto tenere conto del fatto che aumenteranno via via le occasioni di utilizzo del Prosecco, con le graduali riaperture del canale ristorazione e bar. In secondo luogo vanno tenuti d'occhio mercati in costante espansione per l'export, come la Cina, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche post Brexit. Tutti e tre questi Paesi fanno infatti parte di mercati extra Ue, per cui i produttori di Prosecco chiedono regole e norme più chiare affinché l'export non venga frenato a causa della burocrazia.
Altri aspetti di cui tener conto nello spiegare la crescita del Prosecco nonostante un intero anno di pandemia, hanno a che fare da una parte con il consolidamento di alcuni mercati per l'esportazione, e dall'altra con il successo del Prosecco Rosé. Per il primo motivo si insiste sullo zoccolo duro di alcuni mercati europei, come quello del Nord Europa (Danimarca in primis) e della Germania. Si punta poi a mercati che potrebbero dare grandi soddisfazione, come quello spagnolo e quello russo. Per quanto invece concerne il boom del Prosecco Rosa, i risultati di vendita hanno superato anche le previsioni più ottimistiche. Segno che il Prosecco è un vino buono, di altissima qualità ma alla portata di tutti. Forse è proprio questo il segreto del suo successo, considerato che la crisi più nera è stata avvertita invece dai vini di fascia alta ed altissima, come certi tipi di Champagne francese.
Il 25 marzo del 2021 è una data molto importante per l'Italia intera. Oltre ai settecento anni dalla morte del poeta Dante Alighieri, ricorrono infatti anche i 1600 anni di vita dalla fondazione della città di Venezia, della Serenissima (25 marzo del 421 d.C), stando almeno alla fonte storica più importante al riguardo, il Chronicon Altinate. Oltre ad eventi organizzati in remoto e in streaming a causa della pandemia, ci saranno anche percorsi artistici guidati, guide per conoscere la città, il tutto con una bevanda d'elezione: il Prosecco Doc, che accompagnerà tutti i brindisi di questa occasione speciale.
Venezia o la Serenissima, era un tempo conosciuta come la città Stato, la Repubblica marinara, ma città di terra e di acqua. Celebrare i suoi 1600 anni dalla fondazione significa restituire alla realtà questo significato. E anche se quest'anno bisognerà ancora accontentarsi delle celebrazioni in streaming e in video conferenze, visto che l'evento durerà fino al marzo del 2022, non è detto che il prossimo anno non si possa festeggiare dal vivo, magari brindando tutti di persona con la bevanda ufficiale dell'evento: il Prosecco Doc.
Per tutti i dodici mesi delle celebrazioni, dunque, sarà sempre presente almeno una bottiglia di Prosecco Doc. Il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc si conferma infatti un supporter della città di Venezia e nominato dal Comune della città partner ufficiale di questa prestigiosa ricorrenza e degli eventi collaterali. Lo si potrà trovare al Redentore, alla Mostra del Cinema che si terrà a settembre, durante la Regata storica, sempre in settembre, senza dimenticare il Carnevale, e prima di esso il Natale 2021 e il Capodanno 2022. Per l'occasione il Consorzio ha dato vita alla realizzazione di due bottiglie in edizione limitata, create apposta per i 1600 anni di Venezia. Si tratta di una bottiglia per il Prosecco Doc e di una per la versione Prosecco Rosé. Le bottiglie sono riconoscibili anche da etichette speciali. Al loro interno hanno infatti un logo che richiama il quadrilobo di Venezia, dal design contemporaneo ispirato dall'iconografia classica.
Innegabile la soddisfazione da parte del direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi: “Da tre anni il Prosecco DOC è la bollicina ufficiale della città di Venezia e, dunque, in una ricorrenza storica e speciale come i 1600 anni dalla fondazione non potevamo non esserci – sottolinea -. Siamo quindi davvero lieti e onorati di poter garantire, alla cittadinanza e ai turisti, importanti momenti di convivialità grazie alla presenza dei nostri vini ai maggiori eventi già in programma per questo lungo anno di celebrazioni”.
Non si può inoltre non citare la partnership del Consorzio Prosecco Doc con un altro Consorzio, quello di Vini Venezia, per l'occasione. Quest'ultimo, come fa notare Giavi: “riprendendo la grafica per le etichette studiata dal nostro Consorzio per le edizioni speciali di Prosecco DOC e Prosecco DOC Rosé, ha realizzato per “Venezia 1600 delle bottiglie di Merlot dedicate. Un’unione simbolica, quella dei due Consorzi, che sottolinea una volta in più il forte legame tra il territorio di produzione del Prosecco DOC e la magia di calli e canali veneziani, ad imperitura memoria della Serenissima”.
Non resta allora che seguire gli eventi veneziani uno per uno durante questo anno con accanto, ovviamente, una bottiglia di Prosecco Doc.
Quando si dice “aperitivo” si pensa immediatamente allo Spritz. Questo cocktail alcolico composto da vino bianco frizzante, seltz ed Aperol con arancia, parte dal Nord Est dell'Italia per poi conquistare tutta la penisola. La dicitura “vino bianco frizzante” però a molti non soddisfa, perché si sa che per ottenere un signor Spritz serve un ottimo Prosecco. Ma qual è il Prosecco migliore per realizzare questo cocktail? Te lo diciamo in questo articolo.
Se segui questo blog sul mondo del vino da un po' o semplicemente sei un appassionato di Prosecco saprai che non sono tutti uguali. La procedura di preparazione, l'imbottigliamento, l'invecchiamento ne determinano sapore, aromi e grado zuccherino, oltre che di bollicine. Per uno Spritz impeccabile, che di solito viene servito come aperitivo, quindi per un pre-cena, e accompagnato da stuzzichini o finger food, meglio scegliere un Prosecco con un grado zuccherino medio basso. Un Conegliano-Valdobbiadene Brut, Doc o Docg ad esempio, potrebbe essere l'ideale. Anche perché vanno considerati anche gli altri ingredienti di preparazione, che sono l'Aperol, oppure (come varianti), il Campari rosso o anche il Martini (nella versione China). Perché un Brut? Perché ha un grado zuccherino che si attesta sotto i 12 grammi/litro, è fresco e fruttato, ed è noto per essere ricchissimo di sfaccettature aromatiche e di profumi. C'è chi, con questo mix, lo Spritz lo usa anche per accompagnare un pasto.
E se non volessi usare il Brut? Beh, certo, non sei vincolato a questa scelta, e dunque possiamo darti delle alternative. Lo Spritz riesce molto bene anche con un Extra Dry, quindi con un prosecco dal grado zuccherino che va tra i 12 e i 17 grammi/litro. In questo caso il risultato sarà leggermente più dolce e più “ruffiano”. Il sentore di mela e di acacia di alcuni prosecchi in particolare Extra Dry, si sposerà molto bene con l'aroma amarognolo dell'Aperol. Una scelta piuttosto inedita può infine prevedere un Prosecco Rosè Brut. Il nuovo arrivato nelle Doc Conegliano-Valdobbiadene infatti, presenta intensi sapori di agrumi rossi e di spezie, che si sposano in maniera perfetta con il gusto dell'Aperol e possono dar vita ad un cocktail dal gusto davvero sorprendente.
Lo Spritz è un cocktail piuttosto facile da preparare a casa. Basta calibrare bene gli ingredienti e mixarli. Ti serviranno:
Prendi un bicchiere piuttosto ampio, meglio se un calice largo, versa dentro i cubetti di ghiaccio e fai seguire dal Prosecco senza creare troppa schiuma. A questo punto aggiungi l'Aperol e spruzza un po' di seltz. Se non hai il seltz puoi utilizzare acqua minerale molto frizzante e fredda. Completa con una fettina di arancia e bevi.
Lo Spritz è un cocktail che, come il Prosecco, deve molto al Veneto, in quanto venne creato proprio in questa regione nel diciannovesimo secolo. In realtà furono i soldati austriaci ad inventarlo, partendo dall'annacquare il vino bianco piuttosto corposo e alcolico dei territori veneti e friulani con dell'acqua o del Seltz. Da qui la parola “Spritz”, dal tedesco “Spritzen” cioè, che vuol dire “spruzzare”. Successivamente, nei primi anni del ventesimo secolo il cocktail venne molto perfezionato in un bar di Venezia, decidendo in pratica gli ingredienti principali: Prosecco, seltz e Aperol. Proprio dall'Aperol viene la sua colorazione stuzzicante, color arancio chiaro (ma è più scuro se si utilizza il Campari) e il suo retrogusto amarognolo, dovuto alle spezie del liquore aggiunto.
Uno degli abbinamenti più classici da provare con il prosecco, in generale è quello con i formaggi. Anche il prosecco, infatti, proprio come i vini rossi e i vini bianchi fermi, hanno formaggi ideali con cui essere assaporati, e che esaltano le loro caratteristiche (e viceversa). Oggi vediamo quali sono i formaggi che meglio si adattano ad essere assaporati con il Prosecco.
I formaggi erborinati (pensiamo al classico Gorgonzola, ma anche ai francesi Roquefort e Blue D'Auvergne, o gli inglesi Blue Stilton e Shropshire), sono noti per essere piuttosto complessi e forti nei sapori. Hanno quindi bisogno di un vino che ne eguagli la loro struttura. Di solito infatti vengono abbinati con rossi importanti, come un Brunello di Montalcino, un Amarone della Valpolicella o un Barolo. Tuttavia non sempre questo accostamento piace, soprattutto ai palati più delicati, che trovano esagerato questo insieme di sapori. L'amaro dei formaggi erborinati può essere così smorzato da un vino bollicine dei migliori e più preziosi, come un Prosecco Millesimato. Un Prosecco infatti non va a sovrastare il gusto intenso del formaggio, ma al contempo ne addolcisce il retrogusto amarognolo. Il perlage di un Millesimato, inoltre, lascia aromi freschi ed inconfondibili al gusto, dati anche dalle tipiche caratteristiche semiaromatiche delle uve Glera. Ecco perché le note fruttate di un Prosecco (di pera, ma anche di frutti di bosco o mela matura) possono dare enorme risalto ai formaggi erborinati.
Chi non avesse l'ardire di tentare l'accostamento inedito tra formaggi erborinati e Prosecco può restare sul classico e abbinarlo ai formaggi freschi, sia di capra che di mucca. È il caso tipico di ricotta, robiola, ma anche stracchino o squacquerone. Le bollicine danno infatti vigore al sapore fresco del formaggio, anche di tipo semi stagionato, e lo rendono perfetto anche insieme ad altri stuzzichini o finger food per aperitivi. La parola d'ordine è: stuzzicare.
Un'altra idea di degustazione può essere quella di pasteggiare con un Prosecco, e berlo per un pranzo o una cena informali, insieme con formaggi affumicati quali un caciocavallo fumé, una provola, una scamorza, una caciotta della tradizione contadina. In questo caso la frizzantezza data dall'anidride carbonica va ad esaltare il sapore affumicato, proprio perché lo riequilibra.
Il Prosecco Docg di Conegliano Valdobbiadene si caratterizza per il giusto mix di aromaticità e di amarognolo sul finale. Ecco, proprio questa caratteristica, insieme alle immancabili bollicine, ne fa il compagno perfetto per un formaggio grasso come il Camembert. Le bollicine vanno infatti a portar fuori la cremosità del formaggio, rendendolo ancora più piacevole al palato. Bisogna dire poi che il risultato sarà diverso a seconda del grado zuccherino del Prosecco che viene scelto. Un consiglio se avete ospiti a tavola e desiderate fare bella figura? Servite un Camembert, un Brie o un Taleggio su un vassoio in legno, accanto ad uvetta di Corinto e frutti rossi essiccati. Accompagnate il tutto con un bel calice di Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene e lanciatevi in questa esperienza di gusto tutta da assaporare. E se volete farne invece una pietanza, provate a preparare un'insalata di Camembert con pere e pane nero, sempre con il nostro immancabile Prosecco.
In uno dei nostri precedenti articoli abbiamo parlato di come conservare il vino per più giorni una volta aperto. Questo perché può capitare di voler conservare il vino un po' più a lungo rispetto alla sola giornata di apertura e perché non tutti riescono sempre a terminare l'intero contenuto di una bottiglia in poco tempo. Ci eravamo soffermati sui metodi artigianali, da adottare a casa e senza strumentazioni particolari. In proposito c'è da dire che esistono degli strumenti professionali per conservare il vino: quelli consigliati dai sommelier, per intenderci. Scopriamo insieme quali sono e come vanno utilizzati.
Nessuna illusione: partiamo subito dicendo che un sommelier non vi consiglierebbe mai di lasciare aperta una bottiglia di buon vino per più di un giorno. Se però si pone una domanda su come poter conservare un vino importante allora i professionisti di questa bevanda potranno dare qualche dritta utile sugli strumenti da utilizzare. Voliamo alto: parliamo del Coravin. Si tratta di un metodo di conservazione del vino che viene insegnato anche nelle scuole per sommelier e non è altro che una bomboletta piena di gas Argon a cui viene collegato un ago che serve ad “attraversare” il tappo di sughero del vino che è già stato aperto. Proprio attraverso il tappo il Coravin (chiamato così dalla casa produttrice statunitense) inietta gas argon, il quale va a ripristinare l'equilibrio organolettico del vino. Una volta bucato, il foro sul tappo infatti si richiude da solo. In questo modo un vino già aperto può restare intatto nel sapore per diverso tempo. Perfetto per i fermi, soprattutto rossi, non è però un metodo adatto per i bollicine, e non è per tutte le tasche. Un Coravin modello basic infatti parte dai 150 euro in su (poi ci sono a parte i pezzi di ricambio).
Se non volete o potete spendere tanto per un oggetto deluxe da dedicare al vostro vino, l'alternativa “media” c'è e si chiama Private Preserve Spray. Essa adotta la stessa tecnica del Coravin, cioè Argon da iniettare all'interno della bottiglia di vino. A differenza del Coravin questo metodo può andar bene anche per i “bollicine” (come il Prosecco o il Lambrusco) e costa molto meno. Non ha però l'ausilio di un ago ma è una bomboletta dotata di una cannula che serve a spruzzare il gas. Con l'esperienza si riuscirà a capire quanto gas iniettare volta per volta nelle bottiglie. Il rischio infatti è quello di gasare troppo il vino. Se non volete di queste preoccupazioni, allora potete provare con il Cavevinum Dispenser, uno strumento che sa già quanto gas destinare a ciascuna bottiglia per mantenerne intatti sapori e odori per qualche giorno (una decina, di solito).
Vi sono infine i metodi meccanici, a metà strada tra i rimedi artigianali e le precauzioni da adottare (tappi particolari, cantinette) e i metodi chimici di conservazione. Tra questi non possiamo non citare almeno la Caraffa di Savino: una semplicissima caraffa all'apparenza, che però riesce a separare il vino dall'ossigeno, ritardando considerevolmente il processo di ossidazione. Per ottenere risultati migliori il vino va sversato nella caraffa appena aperto, o poche ore dopo l'apertura. Infine, due parole per quello che è un altro metodo, che però si trova a metà tra la meccanica e la chimica: il Nitro Tap. Si tratta di un tappo al nitrato (da cui il nome) collegato alla bottiglia da una bomboletta di azoto. Questo tappo speciale sembra essere il rimedio di elezione per conservare per qualche giorno in più i vini spumanti.
Nel nostro blog abbiamo sempre tante cose da dire sul Prosecco, il che già da tempo ci ha portato a concludere che si tratta di un vero e proprio mondo a parte. Oltre alla consumazione del Prosecco, al suo abbinamento con i cibi più adatti, alla sua storia e a specifici strumenti che servono per gustarlo al meglio, oggi vogliamo concentrarci sulla sua conservazione. Conservare un Prosecco (ma in generale un vino) nel modo sbagliato può infatti comprometterne la qualità. Sì, ma come fare per conservare nel migliore dei modi le nostre bollicine preferite? Vediamolo insieme, scoprendo tutti i segreti di quello che è un aspetto da non sottovalutare.
Lo diciamo subito: conservare una bottiglia di Prosecco in un frigorifero domestico non è una buona idea se si supera il mese di tempo. L'ambiente del frigo delle comuni cucine è troppo secco, il che tende a seccare il tappo di sughero e a rovinare, di conseguenza, le nostre bollicine, con un inevitabile appiattimento di profumi e sapori. L'ideale sarebbe avere perciò a disposizione una cantina in casa. In questo luogo possono infatti essere garantiti tutti gli standard di conservazione per un vino: giusto grado di umidità, temperatura ideale, livello di luce, non degradazione degli aromi, etc. Pochi però hanno a disposizione una cantina nella loro abitazione: soprattutto per chi vive in un condominio, ed è appassionato di vini, si tratta di un sogno! L'alternativa potrebbe allora essere un garage: anche in questi spazi i parametri di conservazione del Prosecco potrebbero essere rispettati, a patto che non si esponga il vino ai troppi odori di benzina delle auto o delle motociclette parcheggiate.
Ma se non si dispone neppure di un garage? In questo caso quale potrebbe essere una soluzione alternativa? Un'idea è quella di adibire una stanzetta in casa a cantinetta, o ancora riservare un piccolo angolo di una stanza alla conservazione del nostro Prosecco all'interno di una cantinetta elettrica. Se non hai mai sentito parlare di cantinette elettriche ti spieghiamo cosa sono.
Una cantinetta elettrica non è altro che un frigorifero speciale, appositamente progettato per conservare al meglio i vini. Esistono perciò moltissime tipologie di cantinette, anche a seconda del vino che vogliamo conservare: quelle per i bianchi sono ad esempio regolate diversamente rispetto ai rossi, e quelle per i bollicine (vini frizzanti, Prosecco o Champagne) avranno delle caratteristiche ancora diverse. In commercio ne esistono di tutti i tipi, per tutte le esigenze e di tutte le grandezze: dalle 6 fino alle 300 bottiglie, dipende dalla quantità di spazio che si ha a disposizione, dall'uso che se ne deve fare e da quanto si è intenditori di vini.
In generale i vini bianchi devono essere conservati a temperature più basse rispetto ai rossi. I vini frizzanti o bollicine, con fermentazione naturale o meno, vanno tenuti ancora più al freddo. La temperatura perfetta si aggira intorno agli 11-12 gradi. Da non sottovalutare poi il livello di umidità, che deve essere alto ma non totale: tra il 60 ed il 70% si situa il range ottimo per il Prosecco. Una cantinetta elettrica ha il pregio di poter essere regolata con il grado di temperatura e umidità desiderati, e inoltre può essere impostata anche con la luce che si ritiene più opportuna, in modo da non alterare le proprietà organolettiche del nostro Prosecco.
Chi è appassionato di vini avrà sicuramente sentito già parlare del “decanter”, uno strumento che molti ritengono utile (e alcuni altri solo scenografico) che aiuta ad "estrarre" determinate caratteristiche da particolari vini che necessitano maggiore ossigenazione. Se siete comunque curiosi di sapere qual è lo specifico utilizzo di un decanter e quali sono le "correnti di pensiero" dei vari esperti, qui vi diamo tutte le indicazioni.
Anche se c'è chi utilizza il decanter esclusivamente per “fare scena”, ciò non toglie che si tratta di uno strumento funzionale per chi ama il vino e lo conosce alla perfezione. Partiamo da cos'è il decanter. Un decanter (parola francese che si riferisce al verbo italiano “decantare”) è un oggetto simile ad una brocca dalla base molto larga e dal collo molto lungo, in cui versare il vino. Spesso in cristallo - ma lo si trova anche in diversi tipi di vetro - serve a far decantare il vino. Ciò ci conduce a due utilizzi:
Attenzione, però: il decanter non va usato sempre, anzi! Talvolta i vini potrebbero essere rovinati dal passaggio in questo strumento. In questi casi infatti può bastare un calice ad hoc per raggiungere lo stesso obiettivo.
Non sempre dunque l'utilizzo del decanter è necessario, anzi, si fa sempre più forte e convinta la teoria che vada usato solo quando ci si trova di fronte a certe particolari tipologie di vini. Nel caso del vino bianco, ad esempio, se si tratta di un vino giovane, fino ad un anno e vinificato in acciaio il decanter non va assolutamente usato perché rovinerebbe la struttura fresca e vivace del vino stesso. Lo stesso vale per vini dai 2 ai 5 anni, sempre vinificati in acciaio, e per quelli di 5 anni vinificati in botte o in barrique. Si rivela più adatto, invece, quando il vino ha tra i 5 e i 10 anni, è stato vinificato in botte o in barrique e presenta dei sedimenti sul fondo se la bottiglia è stata tenuta in piedi, o lungo la parete se la bottiglia è stata conservata orizzontalmente. E per quanto riguarda i rosé? Per questi vini un passaggio in decanter consente di liberarsi di quegli aromi sgradevoli che lasciano i solfiti. Ciò vale in generale in tutti i vini che si desideri “affrancare” da un certo aroma di chiuso.
Questo prezioso strumento ad ampolla viene comunque spesso associato alla degustazione di vini rossi e corposi. Può sembrare pazzesco (e anche noi prendiamo le distanze da questo utilizzo), soprattutto negli ultimi tempi, molti sommelier hanno sdoganato il suo utilizzo anche per i vini bollicine, perfino per lo Champagne. A difesa di questa scelta, c'è chi dice che già in tempi antichi, per la creazione dello Champagne quest'ultimo veniva fatto decantare per separare i lieviti dalla bevanda, cosa che oggi non è più necessaria, perché questo processo avviene con la fermentazione meccanica. Quando perciò viene portata l'obiezione di non utilizzare un decanter per gli Champagne, o in generale per le bollicine nate da fermentazione da lieviti, c'è chi sostiene che le bollicine non vanno perse, bensì accentuate. Diverso il discorso, invece per i vini Prosecco che hanno subìto l'aggiunta di anidride carbonica: in questo caso le bollicine è sicuro che andrebbero perse dal passaggio in decanter, anziché essere sublimate.
E allora? Decanter si o decanter no? Il nostro consiglio è scegliere sulla base dei propri gusti e non sui dogmi che, spesso, sono anche legate a mode e correnti di pensiero che il tempo inesorabilmente mette in discussione.