Telefono: (+39) 0438 31598
Telefono: (+39) 0438 31598
Con l’arrivo dell’autunno e l’affermarsi dei colori e dei sapori caldi e avvolgenti di ingredienti tipicamente autunnali quali funghi, castagne, tartufi e zucche, il prosecco emerge come nota fresca e vivace, perfetta per accompagnare le prime ricette stagionali. Prodotto principalmente in Veneto e Friuli Venezia Giulia, il prosecco si distingue infatti per la sua leggerezza, le sue note fruttate e floreali e la sua vivace acidità; tutte caratteristiche che lo rendono adatto anche alla stagione autunnale! In questo articolo, scopriremo insieme gli abbinamenti più interessanti tra piatti autunnali e prosecco.
Ricca di sapori intensi e avvolgenti, la stagione autunnale è perfetta per sperimentare nuovi abbinamenti enogastronomici con il prosecco: vediamone alcuni!
Insomma, l'autunno offre una vasta gamma di sapori che il giusto prosecco riesce ad esaltare e valorizzare. Dai piatti di funghi alle torte di mele, la bollicina italiana per eccellenza dimostra ancora una volta di essere un vino estremamente versatile, capace di accompagnare piatti ricchi e avvolgenti senza mai sovrastarli. Che sia Brut, Extra Dry, Dry, Superiore, Millesimato, rosé o col fondo, ogni tipologia di prosecco trova infatti il suo abbinamento ideale nella cucina tipica della stagione autunnale.
Bollicine conosciute e consumate in tutto il mondo, il prosecco e lo champagne si posizionano sul mercato con una sostanziale differenza di prezzo. Mentre una bottiglia di champagne è infatti sempre considerata una scelta di lusso a causa del suo costo elevato, il prosecco è generalmente molto più accessibile. Ma quali sono le ragioni che si celano dietro a questa differenza di prezzo? Analizziamole insieme!
La differenza di prezzo tra prosecco e champagne è la conseguenza diretta di diversi fattori, tra cui la zona e il metodo di produzione, le varietà di uve utilizzate, il processo di invecchiamento, il posizionamento di mercato e la legge della domanda e dell’offerta. Vediamoli nel dettaglio.
Una delle principali ragioni della differenza di prezzo tra prosecco e champagne risiede nella rispettiva zona di produzione. Lo champagne viene infatti prodotto in una regione specifica della Francia, chiamata appunto Champagne, che gode di una denominazione d’origine controllata (AOC) e di un terreno costituito da un substrato di gesso che dona al vino caratteristiche particolari ma che, al tempo stesso, rende la produzione molto costosa (considerando anche la limitata estensione del territorio!). Il prosecco, invece, viene prodotto in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia, nel nord-est dell'Italia, e la sua denominazione di origine controllata (DOC) copre una superficie molto più ampia e, di conseguenza, ha un’offerta più vasta a costi inferiori rispetto alla regione della Champagne.
Un altro importante fattore che influisce sulla differenza di prezzo tra prosecco e champagne è il metodo di produzione. Mentre infatti lo champagne viene prodotto con il metodo classico (o metodo champenoise), che prevede una seconda fermentazione direttamente in bottiglia e richiede molto tempo, lavoro manuale e attrezzature specifiche per gestire le fasi della seconda fermentazione e della sboccatura (l’eliminazione del sedimento che si accumula durante la fermentazione), il prosecco utilizza principalmente il metodo Martinotti-Charmat, che prevede la fermentazione in grandi serbatoi di acciaio inox (autoclavi) piuttosto che in bottiglia, è più rapido e richiede meno manodopera e risorse tecniche, consentendo di produrre grandi quantità di vino in tempi relativamente brevi. A differenza del metodo classico, quindi, il metodo Martinotti-Charmat è più veloce, meno costoso e meno complesso, giustificando così il prezzo inferiore del prosecco rispetto allo champagne.
Le varietà di uve utilizzate per produrre il prosecco e lo champagne sono un altro fattore fondamentale per giustificare la differenza di prezzo tra le due bollicine. Lo champagne si ottiene infatti dalla combinazione di tre vitigni principali, Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier, che richiedono un'attenzione meticolosa sia in fase di coltivazione che di vinificazione ed hanno rese relativamente basse a causa delle altrettanto basse temperature della regione della Champagne. Il prosecco, al contrario, è prodotto prevalentemente da un'unica varietà di uva, chiamata Glera, che è più facile da coltivare nelle regioni ben più calde del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia e che ha delle rese per ettaro molto più elevate rispetto alle uve dello champagne. Questa maggiore produttività ne riduce ulteriormente i costi di produzione.
Il processo di invecchiamento è un altro fattore che influisce pesantemente sul prezzo delle bollicine. Mentre lo champagne deve invecchiare per almeno 15 mesi (o per un periodo anche più lungo per le versioni millesimate) e presenta quindi un processo di invecchiamento prolungato che comporta costi elevati, poiché richiede spazio nelle cantine, monitoraggio continuo e un’immobilizzazione del capitale, il prosecco è un vino pensato per essere consumato giovane, spesso entro un anno dalla vendemmia, non richiede un periodo di invecchiamento, viene immesso rapidamente sul mercato ed ha quindi bassi costi di stoccaggio.
Anche il posizionamento di mercato gioca un ruolo cruciale nella definizione del prezzo. Da un lato lo champagne, che ha costruito nel corso dei secoli un'immagine di lusso e prestigio, grazie alla sua associazione con celebrazioni, eventi mondani e un marketing fortemente orientato all'esclusività; dall’altro il prosecco che, al contrario, è stato storicamente commercializzato come un prodotto più accessibile, perfetto per aperitivi o per occasioni quotidiane, e che oggi, nonostante abbia guadagnato popolarità internazionale, soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, continua ad essere percepito come un'alternativa più economica e informale rispetto allo champagne.
C’è ancora un ultimo fattore in grado di influenzare la differenza di prezzo tra prosecco e champagne: la legge della domanda e dell’offerta. Poiché la produzione di champagne è limitata dalla rigida regolamentazione dell’AOC e dalle condizioni geografiche della regione, l’offerta è molto limitata. Al contrario, il prosecco viene prodotto in quantità molto più elevate, grazie alla maggiore disponibilità di terreni e alle condizioni favorevoli per la viticoltura, generando così un’offerta più ampia per far fronte ad una domanda che, seppur crescente, non raggiunge quella dello champagne e rende quindi la bollicina italiana più economica rispetto a quella francese.
In definitiva, il prezzo più basso del prosecco rispetto allo champagne è il risultato di una combinazione di fattori, tutti responsabili della definizione di due esperienze di consumo completamente diverse: informale e accessibile il prosecco, prestigioso lo champagne.
Pensato per conservare la freschezza e la qualità del prosecco anche dopo l’apertura, il Private Preserve Spray utilizza una miscela di gas inerti per proteggere la bollicina dall’ossidazione che ne comprometterebbe rapidamente il sapore e l’effervescenza. In questo articolo, ne analizzeremo il funzionamento e ne dimostreremo l’efficacia.
Ideale per mantenere la freschezza e il perlage del prosecco una volta aperto, il Private Preserve Spray crea una barriera tra il liquido e l’aria all'interno della bottiglia, impedendo che l’ossigeno interagisca con la bollicina. Quando si apre una bottiglia di prosecco, infatti, l’ossigeno entra in contatto con il liquido e inizia un processo di deterioramento, chiamato ossidazione, che ne altera progressivamente il sapore, gli aromi e la qualità. Dopo aver versato la bollicina e prima di richiuderla con il tappo è quindi fondamentale spruzzare, per pochi secondi, il Private Preserve Spray all’interno della bottiglia per fare in modo che i gas inerti contenuti nello spray, che sono più pesanti dell’aria, scendano sulla superficie del prosecco, formando una barriera che impedisca all’ossigeno di entrare in contatto con la bollicina. Non reagendo chimicamente con il liquido, infatti, i gas non alterano il sapore del prosecco e lo spray che li contiene aiuta a mantenerne intatti aromi e bollicine, anche per diversi giorni dopo l’apertura. Ma oltre a prolungare la freschezza del prosecco, il Private Preserve Spray permette anche di evitare gli sprechi, consentendo a privati e ristoratori di non buttare le bottiglie di prosecco aperte bensì di conservarle per un’eventuale occasione successiva. E nel caso dei privati, l’utilizzo del Private Preserve Spray si estende perfino a cene o eventi fuori casa, grazie alle sue dimensioni compatte che lo rendono pratico e portatile.
I gas inerti contenuti nel Private Preserve Spray sono stati selezionati per le loro proprietà chimiche e fisiche che li rendono particolarmente efficaci nella conservazione del prosecco. Per questo motivo, lo spray è composto da:
La conservazione del prosecco richiede particolare attenzione rispetto ai vini fermi a causa della presenza dell’anidride carbonica, responsabile del perlage. Quando una bottiglia di prosecco viene aperta, infatti, l'esposizione all'ossigeno non solo avvia il processo di ossidazione, che degrada gli aromi e i sapori, ma porta anche alla rapida dispersione dell'effervescenza, influenzando la percezione del gusto e dimostrando che il perlage non è, come a volte erroneamente si pensa, solo una questione estetica. Senza una corretta conservazione quindi, il prosecco perde molto rapidamente la sua vivacità e freschezza perché l'ossigeno dissolve progressivamente l'anidride carbonica, facendo svanire le bollicine e alterando gli aromi delicati che lo caratterizzano. Per questo motivo, utilizzare il Private Preserve Spray diventa cruciale per conservare il prosecco dopo l’apertura, proteggendone non solo il sapore, ma anche la consistenza e la struttura.
Per noi, produttori di prosecco di alta qualità, è imprescindibile che ogni calice possa essere gustato al meglio, anche quando una bottiglia viene aperta e non finita subito. Il Private Preserve Spray è una soluzione eccellente per conservare il nostro prosecco e mantenere inalterate le sue qualità organolettiche nel tempo.
Quando si parla di prosecco, uno degli elementi distintivi e più affascinanti è senza dubbio il suo perlage. Ma che cos’è esattamente il perlage e perché gioca un ruolo così importante nell’esperienza di degustazione del prosecco? Ne parliamo in questo articolo!
Termine utilizzato per descrivere l'insieme delle bollicine che si formano nei vini spumanti a seguito della fermentazione, il perlage indica precisamente la finezza, la persistenza e la velocità con cui le bollicine risalgono verso la superficie del bicchiere. Le bollicine nascono infatti dall'anidride carbonica prodotta durante la fermentazione e, oltre ad essere visivamente piacevoli, costituiscono un importantissimo indicatore di qualità, capace di esaltare gli aromi e donare freschezza ad ogni vino spumante, influenzandone così l’esperienza gustativa.
Le
caratteristiche del perlage del prosecco
Il perlage è uno degli elementi che contribuisce maggiormente a definire l’eleganza e la freschezza caratteristica del prosecco. Tra le qualità principali, che giocano un ruolo essenziale nell’esperienza sensoriale, spiccano:
1. la finezza, indice di bollicine piccole e delicate che derivano da una fermentazione accurata, tipica dei prosecchi DOC e DOCG. Bollicine troppo grandi, al contrario, possono indicare un processo di fermentazione meno raffinato;
2. la persistenza, ovvero la presenza di un perlage continuo e duraturo: affinché la struttura del prosecco sia vivace e ben bilanciata, le bollicine dovrebbero continuare a risalire nel bicchiere per diversi minuti;
3. la vivacità, che è un indicatore di freschezza: le bollicine devono avere un movimento costante e vivace, ma mai eccessivo, al fine di non alterare gli aromi e i sapori tipici del prosecco.
Il perlage fine e persistente del prosecco non è quindi solo un piacere per gli occhi, ma contribuisce in modo significativo alla sua degustazione, amplificandone le sensazioni fresche e fruttate e contribuendo a sprigionare i suoi aromi tipici, come la mela verde, la pera e i fiori bianchi. Sul palato, le bollicine aggiungono una piacevole sensazione tattile, rendendo il sorso leggero e scorrevole, senza risultare invasivo, e creando quell’equilibrio tra eleganza e vivacità che ha reso il perlage del prosecco unico e apprezzato in tutto il mondo.
Come
valorizzare il perlage del prosecco: il segreto nel servizio
Per valorizzare al meglio il perlage del prosecco, è importante prestare attenzione ad alcuni dettagli legati alla temperatura di servizio, al bicchiere utilizzato e alla corretta apertura della bottiglia. Questi accorgimenti permettono infatti di esaltare la finezza e la persistenza delle bollicine, rendendo l’esperienza di degustazione più piacevole e raffinata.
Seguendo questi semplici accorgimenti, sarà possibile esaltare al massimo il perlage del prosecco, garantendo un’esperienza di degustazione elegante e appagante, in cui le bollicine svolgeranno il loro ruolo da protagoniste.
Originario del Veneto, lo spritz viene oggi riconosciuto, in tutto il mondo, come il simbolo per eccellenza dell’aperitivo italiano: fresco, semplice e versatile. In questo articolo, ne esploreremo le origini, la storia e scopriremo le sue numerose varianti.
Le origini dello spritz risalgono al XIX secolo, epoca in cui il nord-Italia era dominato dall’impero austro-ungarico. Si racconta infatti che i soldati austriaci, stanziati in Veneto, trovassero i vini locali troppo forti rispetto a quelli a cui erano abituati e che chiedevano quindi ai camerieri di "spruzzare" (in tedesco "spritzen") acqua frizzante nel vino per diluirlo. Da questa semplice combinazione tra vino e acqua gassata nacque l'idea dello spritz, la cui ricetta si è evoluta nel corso degli anni, sostituendo prima la semplice acqua con la soda e includendo poi ingredienti più complessi come l’Aperol, il Select o il Campari. Il grande successo dello spritz si deve infatti proprio all’introduzione dell’Aperol negli anni ’50, che ha conferito al drink il suo caratteristico colore arancione e il suo gusto dolce-amaro.
La ricetta originale dello spritz, nella sua versione più tradizionale e popolare con Aperol, è semplice e richiede pochi ingredienti:
Per preparalo, si riempie un bicchiere da vino con del ghiaccio, si versa prima il prosecco seguito dall’Aperol e si aggiunge una spruzzata di soda per dare un tocco di freschezza e completare il drink. Si mescola delicatamente per amalgamare gli ingredienti, si guarnisce con una fetta di arancia, et voilà, lo spritz Aperol è pronto!
Lo spritz, sebbene nella sua versione più famosa sia preparato con Aperol, ha dato vita a numerose varianti regionali e internazionali che offrono diverse sfumature di gusto. Ogni variante riflette infatti la creatività e le preferenze locali, mantenendo però la base del cocktail originale. Ecco alcune delle più conosciute:
Le varianti che abbiamo appena descritto mostrano la versatilità dello spritz, un cocktail che si adatta facilmente a nuovi sapori, mantenendo però intatta la sua identità di aperitivo fresco e leggero. Ma se lo si vuole rendere ancora più speciale, si può provare ad utilizzare del ghiaccio aromatizzato (cubetti di ghiaccio fatti con infusi di erbe come rosmarino o lavanda), della frutta fresca come frutti di bosco, fettine di pesca e lime, o delle erbette fresche come menta, basilico e rosmarino.
L’abbinamento tra cibo e vino è un’arte che richiede una conoscenza approfondita delle caratteristiche organolettiche di entrambi, affinché si crei un equilibrio che ne valorizzi appieno le qualità. Fattori come la struttura, l'acidità, la dolcezza e l'intensità aromatica del vino saranno quindi fondamentali per creare abbinamenti capaci di esaltare i sapori di piatti leggeri e delicati o più intensi e strutturati. In questo articolo, scopriremo insieme come combinare l’incredibile versatilità del prosecco, declinata nelle versioni Brut, Dry ed Extra Dry, con la vasta gamma di sapori, dal dolce allo speziato, delle numerosissime varietà di salumi.
Il segreto per creare un abbinamento prosecco-salumi che si possa definire perfetto è non tralasciare nessun dettaglio. Dovrete quindi valutare:
Ogni tipo di salume ha caratteristiche uniche ma esistono abbastanza varietà di prosecco per esaltarle tutte. Ecco alcuni abbinamenti consigliati per ottenere il massimo da questa combinazione:
Scegliere il prosecco giusto in base al tipo di salume che si consuma non è solo una questione di gusto, ma anche di valorizzazione e armonizzazione delle caratteristiche organolettiche di entrambi. Seguendo le nostre linee guida e sperimentando gli abbinamenti proposti, potrete creare combinazioni che non solo soddisferanno il vostro palato e quello dei vostri ospiti, ma che celebreranno anche l’eccellenza della radicata tradizione enogastronomica italiana.
Universalmente noto come simbolo di convivialità e raffinatezza, il prosecco si caratterizza per la sua freschezza, leggerezza e il suo fine perlage. Tuttavia, senza una corretta degustazione che coinvolga vista, olfatto e gusto sarebbe impossibile apprezzarne appieno tutte le qualità e scoprirne le più sottili sfumature aromatiche e gustative. In questo articolo, esploreremo le diverse fasi della degustazione di prosecco, dai preparativi iniziali fino alla valutazione finale.
Prima di iniziare una degustazione di prosecco è fondamentale assicurarsi che la bollicina sia alla giusta temperatura di servizio e che si abbia a disposizione un bicchiere a tulipano che, con la sua forma più ampia alla base e stretta in alto, permette ai profumi di concentrarsi e di essere apprezzati al meglio, o una flûte che, al contrario, esalta il perlage e mantiene la freschezza del vino grazie alla sua forma allungata.
Solo una volta terminati i preparativi, avrà inizio la vera e propria degustazione di prosecco che, esattamente come quella di altri vini, avviene attraverso una serie di fasi messe a punto per apprezzarne appieno le caratteristiche sensoriali: vediamole insieme!
La degustazione del prosecco inizia con l'esame visivo. Versate quindi una piccola quantità di prosecco nel bicchiere e osservatelo contro una superficie bianca o alla luce naturale per apprezzarne il colore, che può variare dal giallo paglierino al dorato chiaro, con riflessi verdognoli nei vini più giovani. Successivamente, prestate attenzione al perlage, che in un prosecco di qualità deve essere fine, continuo e persistente. Bollicine più grosse o irregolari potrebbero infatti indicare un vino di qualità inferiore o un errore nella tecnica di produzione.
L’esame olfattivo è la fase in cui si analizzano i profumi del prosecco. Per farlo, avvicinate il bicchiere al naso senza agitarlo e inspirate delicatamente, cercando di coglierne le diverse note aromatiche. Il prosecco è noto per i suoi profumi freschi e i suoi aromi fruttati (mela, pera, pesca) e floreali (glicine, fiori d’acacia), ma se maturo potrebbe presentare sentori più complessi e intensi. Per coglierne tutte le sfumature dovrete pertanto far ruotare delicatamente il vino nel bicchiere, in modo da ossigenarlo, liberare ulteriormente gli aromi e percepire tutte le note più sottili e complesse, spesso inizialmente nascoste. In questo modo, avrete ben chiare l’intensità aromatica e la freschezza del prosecco oggetto della vostra degustazione.
Dopo aver esaminato l'aspetto e l'aroma del prosecco, è il momento di assaporarlo! La terza fase della degustazione consiste infatti in un vero e proprio esame gustativo, che inizia prendendo un piccolo sorso di prosecco e lasciando che si distribuisca uniformemente in bocca. Questo vi permetterà di valutare diverse caratteristiche, quali:
La fase finale della degustazione di prosecco consiste in un esame retro-olfattivo. Dopo aver deglutito, infatti, si possono percepire aromi di ritorno, chiamati appunto aromi retro-olfattivi, che confermano o arricchiscono le sensazioni avute in precedenza durante l’esame olfattivo e gustativo. È questo il momento in cui si valutano l’armonia e l’equilibrio complessivo del prosecco, che deve risultare piacevole, senza eccessi di acidità o dolcezza.
Tenendo conto di tutti gli elementi esaminati, potrete ora esprimere un giudizio complessivo sulla qualità del prosecco oggetto della vostra degustazione. Giudizio che potrà certamente comprendere anche una riflessione sull'abbinamento con il cibo e sull’occasione ideale di consumo.
Il prosecco è uno dei vini italiani più apprezzati al mondo, da sempre simbolo di convivialità e dolce vita. Tuttavia, con la sua crescente popolarità, sono emerse una serie di fake news e falsi miti che possono confondere i consumatori e compromettere la percezione di questo eccellente prodotto italiano: facciamo chiarezza!
Uno dei falsi miti più comuni è che il prosecco sia semplicemente una versione economica dello champagne. In realtà, prosecco e champagne sono due prodotti distinti, con caratteristiche e metodi di produzione molto diversi. Mentre lo champagne viene prodotto in Francia, nella regione della Champagne, utilizzando il metodo classico, conosciuto anche come metodo Champenoise, il prosecco è originario del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, in Italia, e viene prodotto prevalentemente con il metodo Martinotti-Charmat. A differenza del metodo classico, che prevede una doppia fermentazione in bottiglia, dove il vino acquisisce complessità grazie al contatto prolungato con i lieviti, il metodo Martinotti-Charmat prevede una seconda fermentazione in grandi vasche di acciaio inox, responsabili del carattere più leggero, fresco e fruttato del prosecco rispetto allo champagne, che avrà quindi bollicine più grandi e meno persistenti. Caratteristiche organolettiche queste che sono ovviamente influenzate anche dal tipo di uva utilizzato: da un lato la prevalenza della varietà a bacca bianca Glera, che conferisce al prosecco il suo carattere floreale; dall’altro i tre vitigni, Chardonnay a bacca bianca, Pinot Noir e Pinot Meunier a bacca nera, che compongono la corposità tipica dello champagne. Due vini completamente diversi quindi, ancora prima di considerare il loro posizionamento sul mercato, dove lo champagne è generalmente più costoso del prosecco a causa dell’utilizzo di un metodo di produzione più laborioso e del lungo periodo di invecchiamento che richiede la bollicina francese.
Le bollicine sono una caratteristica distintiva del prosecco e giocano un ruolo fondamentale nella definizione della sua identità. Tuttavia, il pensiero comune è che un prosecco di alta qualità non dovrebbe avere bollicine, in quanto la loro presenza sarebbe simbolo, al contrario, di un vino di basso livello: anche questo è chiaramente un falso mito! Il prosecco, prodotto con il metodo Martinotti-Charmat, sviluppa le sue bollicine naturali durante la seconda fermentazione nelle grandi vasche di acciaio inox: bollicine che diventano indicatori di una fermentazione ben eseguita, di una conservazione corretta e di una freschezza adeguata. Non va dimenticato, inoltre, che il prosecco si presenta in due principali varianti effervescenti, entrambe di altissima qualità: il prosecco spumante quando ha una pressione più elevata e quindi bollicine più intense e persistenti, il prosecco frizzante quando è sottoposto a una pressione inferiore ed ha bollicine più delicate. In entrambi i casi, le bollicine migliorano l’esperienza sensoriale complessiva, esaltando la percezione delle loro note fruttate e floreali.
Un'altra fake news piuttosto diffusa è che il prosecco sia sempre dolce, nonostante esistano tre categorie (Brut, Extra Dry e Dry) che indicano livelli crescenti di zucchero residuo. Il Brut è la versione più secca, con meno di 12 grammi di zucchero per litro, mentre l'Extra Dry contiene tra 12 e 17 grammi di zucchero per litro e il Dry, nonostante il nome, è il prosecco più dolce in assoluto, con 17-32 grammi per litro. Tra queste, la varietà più diffusa e apprezzata dai consumatori è anche quella più equilibrata, l’Extra Dry, che pur mantenendo una buona acidità offre una leggera rotondità al palato e viene quindi percepita come più piacevole rispetto al carattere asciutto del Brut e a quello morbido del Dry, che è l’unico prosecco realmente dolce, ideale per accompagnare i dessert. E questo sfata anche un altro falso mito: il prosecco, grazie alla sua estrema versatilità, non si beve solo come aperitivo!
Con l'introduzione e la crescente popolarità del prosecco rosé sul mercato, alcuni puristi hanno sollevato dubbi sulla sua autenticità, nonostante si presenti come una variante legittima e riconosciuta del prosecco tradizionale, prodotta secondo le stesse rigide normative, ma con l'aggiunta di un piccolo quantitativo di uve Pinot Nero per conferirgli il caratteristico colore rosato e arricchirne il profilo aromatico. Si tratta quindi di un vino fresco e fruttato che mantiene l’essenza del prosecco pur offrendo un'esperienza gustativa completamente diversa. Oltre a provenire dalla stessa area geografica, ad essere composto in prevalenza da uva Glera e ad essere regolato dalla stessa denominazione di origine controllata del prosecco tradizionale, inoltre, anche il prosecco rosé viene prodotto utilizzando il metodo Martinotti-Charmat. Nonostante le delicate sfumature fruttate conferite dall’aggiunta di Pinot Nero, infatti, il prosecco rosé presenta la stessa freschezza, vivacità e versatilità di quello tradizionale, oltre a tutte le qualità e le garanzie che ne derivano. A dimostrarlo, il riconoscimento della denominazione DOC nel 2020, dopo anni di studio e di perfezionamento del processo produttivo di quello che oggi rappresenta una deliziosa evoluzione del prosecco classico.
Contrariamente a molti altri vini prodotti con il metodo classico, il prosecco, prodotto con il metodo Martinotti-Charmat, non è concepito per evolvere in bottiglia e sviluppare complessità nel tempo e, pertanto, non migliora con l’invecchiamento e va consumato giovane, entro uno o due anni dall’imbottigliamento, per evitare che perda gradualmente la sua freschezza ed effervescenza e che i suoi aromi fruttati e floreali si attenuino. Per questo motivo, se non viene bevuto immediatamente dopo l’acquisto, è importante che venga conservato in un luogo fresco e buio, lontano da fonti di calore e luce diretta e possibilmente in posizione orizzontale per mantenere l’umidità del tappo. Un’altra dimostrazione, questa, di come conoscere le differenze nei metodi di produzione, comprendere le varietà disponibili sul mercato e capire come conservarle al meglio, permette di sfatare i falsi miti che ruotano attorno all’inimitabile bollicina italiana, espressione di una tradizione vitivinicola che ha conquistato il mondo.
Il prosecco è indiscutibilmente uno dei simboli enologici italiani più conosciuti al mondo, ma è un errore pensare che si possa trovare esclusivamente in Italia, nazione che, al contrario, ogni anno ne esporta grandi quantità in tutto il mondo. I produttori italiani hanno infatti lavorato duramente per garantire che il prosecco esportato mantenga gli stessi standard qualitativi di quello venduto sul mercato nazionale, rendendo possibile trovare prosecco DOC e DOCG, le due denominazioni di origine controllata e garantita (che impongono rigide regole sulla produzione del prosecco, che includono l'area geografica di produzione, il metodo di vinificazione e i vitigni utilizzati), nei migliori ristoranti e negozi di tutto il mondo. Mentre l'Italia rimane quindi il cuore pulsante della produzione di prosecco, la qualità di questo vino non è confinata alla nazione d’origine. Grazie all'esportazione, alla distribuzione internazionale di produttori di fama e a rigorosi controlli, il prosecco di alta qualità è accessibile anche all'estero.
Da sempre simbolo di un’eleganza tipicamente italiana, il Bellini nasce a Venezia negli anni ’40 ma viene oggi riconosciuto come uno dei cocktail più iconici e raffinati al mondo. In questo articolo, esploreremo le sue origini storiche, sveleremo i segreti che si celano dietro alla sua preparazione e scopriremo perché, a distanza di decenni, continua ad avere un ruolo da protagonista in tutti i migliori bar del mondo.
L'origine del Bellini è strettamente legata a Venezia, al celebre Harry's Bar - uno dei locali più iconici della città - e al suo fondatore Giuseppe Cipriani, noto per la sua creatività e per la sua abilità nel combinare ingredienti semplici in modo innovativo. Nel 1948 infatti, nel tentativo di riprodurre una particolare tonalità di rosa che il grande maestro rinascimentale Giovanni Bellini aveva utilizzato per dipingere la tunica del santo nella sua opera San Francesco nel deserto, Cipriani diede origine ad un nuovo cocktail a base di pesche bianche e prosecco che prenderà proprio il nome del pittore veneziano e che, in breve tempo, diventerà un simbolo di eleganza e raffinatezza, apprezzato non solo dai frequentatori dell'Harry's Bar, ma anche dai personaggi famosi e dagli artisti che, in quegli anni, erano soliti visitare Venezia.
La preparazione del Bellini, il cocktail inventato da Giuseppe Cipriani, è molto semplice e richiede l’utilizzo di solamente due ingredienti:
La purea di pesche viene preparata schiacciando delicatamente la polpa della frutta, precedentemente sbucciata e privata del nocciolo, e aggiungendo qualche goccia di succo di limone per evitare l'ossidazione e mantenere il colore originale. Una volta pronta, la purea viene passata al setaccio per eliminare eventuali grumi, versata in una flûte e mescolata delicatamente al prosecco in un rapporto di circa 1 parte di purea per 2 parti di prosecco. Se si desidera un Bellini più fresco, si possono raffreddare in anticipo i due ingredienti oppure aggiungere alcuni cubetti di ghiaccio nel bicchiere, prima di decorarlo con una fettina di pesca sul bordo e servirlo.
Dopo
aver conquistato l’Italia, il Bellini si è rapidamente diffuso in
tutto il mondo, diventando uno dei cocktail più famosi e amati a
livello internazionale, spesso oggetto di reinterpretazioni quali la
sostituzione della purea con il succo di pesca, l’aggiunta di
liquori come il Grand Marnier o il Cointreau e perfino l'utilizzo di
altri frutti. Nonostante le numerose versioni, però, il Bellini è
rimasto strettamente legato al suo luogo d'origine, l’Harry’s
Bar di
Venezia, che in passato gli ha aperto la strada ai contesti
internazionali più esclusivi e che ancora oggi rappresenta in
assoluto il luogo più suggestivo in cui degustare il cocktail
Fondato
nel 1931 da Giuseppe Cipriani, l’Harry's Bar è uno dei bar più
famosi e leggendari del mondo. Il locale veneziano è situato vicino
a Piazza San Marco, in Calle Vallaresso, e deve il suo nome ad Harry
Pickering,
un giovane americano di cui si narra che, alla fine degli anni Venti,
avrebbe trascorso un breve periodo a Venezia con sua zia per curare
un principio di alcolismo ma che, rimasto solo e senza soldi a
seguito di una lite, avrebbe ricevuto un prestito proprio da Giuseppe
Cipriani, che all’epoca lavorava come barman all’Hotel Europa,
dove il giovane alloggiava. Quando, qualche tempo dopo, Harry tornò
a ripagare il debito, decise di regalare a Cipriani una somma di
denaro extra, chiedendogli di utilizzarla per coronare il suo sogno
di aprire un bar: un locale che non solo esiste ancora, ma porta
anche il suo nome, l'Harry's Bar.
Nel
corso degli anni, l'Harry's Bar è diventato un punto di riferimento
per intellettuali, artisti e celebrità. Tra i suoi frequentatori più
famosi ci sono personaggi del calibro di Ernest Hemingway, che lo
rese celebre nei suoi scritti, e la famosa collezionista d'arte Peggy
Guggenheim. Con il suo arredamento semplice ma elegante e un servizio
che ha sempre messo al centro l'ospitalità, all’Harry’s Bar si
respira la stessa aria dal 1931. Nonostante il passare del tempo e i
cambiamenti nel panorama gastronomico e culturale, infatti, il bar di
Cipriani è ancora oggi un importante simbolo
di eleganza tipicamente italiana
e un luogo dove storia, arte e cucina si fondono in un’atmosfera
unica e senza tempo.
Situata nel cuore del Veneto, in provincia di Treviso, la cittadina di Conegliano ha trasformato la produzione di prosecco in un’arte prima e in una tradizione poi, tramandata di generazione in generazione nell’atmosfera pittoresca di un luogo ricco di storia, cultura e innovazione vitivinicola. Scopriamo insieme cosa si cela dietro al cuore pulsante della produzione della bollicina italiana.
Conosciuta principalmente per il suo ruolo centrale nella produzione di prosecco, Conegliano vanta una ricca storia e un patrimonio culturale che risale a più di mille anni fa. Fondata in epoca romana, la città ha infatti visto il susseguirsi di diverse epoche storiche che ne hanno plasmato il volto e l'identità, rendendola un luogo di grande interesse.
Le prime tracce di insediamenti umani nella zona di Conegliano risalgono già all'epoca romana, ma è solo nel Medioevo che la cittadina veneta inizia a svilupparsi come centro abitato di rilievo, ponendo le basi di quella che diventerà, nei secoli successivi, una vera e propria città fortificata, grazie alla costruzione di mura e torri difensive come il Castello di Conegliano che, ancora oggi, offre una vista panoramica spettacolare sulla pianura circostante e sulle colline del prosecco. Tuttavia, bisognerà attendere anche il Rinascimento per assistere alla fioritura culturale e artistica di Conegliano che, in quel periodo, si arricchisce di palazzi nobiliari, chiese ed opere d'arte e soprattutto inizia ad essere riconosciuta per la sua posizione strategica lungo le vie commerciali che collegano Venezia con l'Europa centrale.
Sarà poi il XIX secolo a portare con sé importanti cambiamenti per la cittadina veneta con la fondazione, nel 1876, della Scuola Enologica di Conegliano, la prima in Italia e ancora oggi una delle più prestigiose. Questa istituzione ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della viticoltura e dell'enologia nella regione, promuovendo tecniche innovative, formando generazioni di esperti del settore e trasformando la città in un centro di eccellenza per la produzione del vino, in particolare del prosecco, che proprio in quel periodo inizia ad acquisire maggiore fama a livello internazionale. Fama che aumenterà nel XX secolo, quando Conegliano conoscerà un ulteriore sviluppo economico e urbano, nonostante i danni significativi subiti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Con la produzione di prosecco ormai solidamente riconosciuta a livello mondiale e la dichiarazione delle colline di Conegliano e Valdobbiadene come Patrimonio dell’Umanità UNESCO, negli ultimi decenni Conegliano è diventata un importante polo turistico ed economico che attira ogni anno migliaia di visitatori desiderosi di scoprire le bellezze naturali e i sapori di questa terra. Oltre al già citato Castello, la città vanta infatti edifici storici come il Duomo di Santa Maria Annunziata e il Teatro Accademia, uno dei teatri più antichi e suggestivi del Veneto. Le strade del centro storico poi, con i loro portici e le facciate affrescate, raccontano storie di un passato glorioso e di una comunità orgogliosa delle proprie radici.
Situata ai piedi delle Prealpi Trevigiane, Conegliano vanta un microclima perfetto per la viticoltura e diventa ben presto l’habitat ideale per la coltivazione dell’uva Glera, la varietà di uva principale utilizzata nella produzione di prosecco. Le colline della regione, comprese tra i 50 e i 500 metri sul livello del mare sono infatti esposte a una buona quantità di sole e beneficiano di una ventilazione costante che, unita alla vicinanza del fiume Piave, contribuisce a creare un ambiente ottimale per la maturazione delle uve. Ambiente favorito senza dubbio anche dal clima mite, con estati calde ma non eccessivamente torride, inverni miti e precipitazioni ben distribuite durante tutto l’anno, che garantiscono alle piante la giusta quantità d’acqua senza creare situazioni di stress idrico.
Particolarmente adatti alla viticoltura, i terreni di Conegliano sono principalmente di natura calcareo-argillosa, con una buona presenza di minerali che conferiscono alle uve un profilo aromatico unico. La struttura del terreno, ben drenata e ricca di sostanze nutritive, favorisce infatti la crescita di viti sane e vigorose, capaci di produrre grappoli di alta qualità. I grappoli di Glera, in particolare, sono di medie o grandi dimensioni, con acini sferici di colore giallo-verde e una buccia sottile, apprezzati da tutti per la loro freschezza e le loro note aromatiche, ben distinguibili nel Prosecco Superiore DOCG, prodotto seguendo rigorosi disciplinari che prevedono, tra l’altro, rese limitate per ettaro, tecniche di coltivazione sostenibili e metodi di vinificazione che rispettino le caratteristiche intrinseche delle uve e dello stesso territorio.
Meta turistica ambita per gli amanti del vino e della cultura, Conegliano ospita ogni anno numerosi eventi che celebrano non solo la sua ricca tradizione vitivinicola, ma anche la sua arte, musica e cultura. Tra i più significativi ricordiamo:
Ognuno di questi eventi offre ai visitatori occasioni uniche per scoprire il cuore pulsante di una città fatta di storia, cultura e una lunga tradizione vitivinicola.