Il Prosecco vince la sfida nella categoria degli Sparkling

06/04/2021
par Giovanni Mastropasqua

Chi segue questo blog con attenzione ricorderà che già a gennaio abbiamo parlato del successo di vendita che il Prosecco ha avuto nel 2020. Successo per niente scontato, visto che a causa della pandemia che ha tenuto tutti in casa, i motivi per brindare sono stati pochi. Eppure i numeri, rispetto al 2019, in alcuni casi si sono mostrati addirittura in salita. Ora, alla fine del primo trimestre del 2021, sono noti i dettagli di questa crescita, e non mancano le sorprese. Il risultato è comunque quello del Prosecco come re incontrastato nella categoria degli sparkling (bollicine).

2020 difficile per il metodo classico, ma l'Italia tiene meglio rispetto alla Francia

Il 2020 è stato ad ogni modo un anno molto complicato per i produttori di spumanti metodo classico, ma bisogna sottolineare come in Italia gli spumanti del Nord-Est, Treviso Doc e Conegliano-Valdobbiadene Docg, stiano tenendo davvero bene. Il paragone lo si fa con i vini esteri, in particolare con quelli francesi (Champagne su tutti), i quali hanno registrato perdite maggiori. Per quanto riguarda i numeri, oltre al mezzo miliardo di bottiglie vendute nel 2020 per il Prosecco Doc, va sottolineato anche il risultato di tutto rispetto portato a casa dalle Docg Conegliano-Valdobbiadene (che con 92 milioni di bottiglie resta stabile) e Asolo, che addirittura registra un incremento di vendite quantificato in un +10%. Si registra inoltre un aumento consolidato nel consumo degli spumanti in generale in Italia, e un apprezzamento crescente verso i vini biologici. Da tenere d'occhio inoltre l'importanza sempre crescente dell'e-commerce, anche per questo settore, che rivela addirittura cifre come un +120% di fatturato per le prime piattaforme che nel 2020 hanno investito su questo canale di vendita, dimostrando che il vino (e il Prosecco) non conosce ostacoli nell'arrivare al consumatore.

Le sfide per il 2021: un ulteriore aumento dei consumi e regole più chiare per l'export

Il secondo trimestre del 2021 parte perciò soffermandosi sulle sfide che ancora devono essere affrontate, ma che saranno cruciali per tutto il resto dell'anno. Si deve innanzitutto tenere conto del fatto che aumenteranno via via le occasioni di utilizzo del Prosecco, con le graduali riaperture del canale ristorazione e bar. In secondo luogo vanno tenuti d'occhio mercati in costante espansione per l'export, come la Cina, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche post Brexit. Tutti e tre questi Paesi fanno infatti parte di mercati extra Ue, per cui i produttori di Prosecco chiedono regole e norme più chiare affinché l'export non venga frenato a causa della burocrazia.

Consolidamento dei mercati Nord-europei e l'apporto positivo del Prosecco Rosé

Altri aspetti di cui tener conto nello spiegare la crescita del Prosecco nonostante un intero anno di pandemia, hanno a che fare da una parte con il consolidamento di alcuni mercati per l'esportazione, e dall'altra con il successo del Prosecco Rosé. Per il primo motivo si insiste sullo zoccolo duro di alcuni mercati europei, come quello del Nord Europa (Danimarca in primis) e della Germania. Si punta poi a mercati che potrebbero dare grandi soddisfazione, come quello spagnolo e quello russo. Per quanto invece concerne il boom del Prosecco Rosa, i risultati di vendita hanno superato anche le previsioni più ottimistiche. Segno che il Prosecco è un vino buono, di altissima qualità ma alla portata di tutti. Forse è proprio questo il segreto del suo successo, considerato che la crisi più nera è stata avvertita invece dai vini di fascia alta ed altissima, come certi tipi di Champagne francese.