Dry, extra Dry, Brut, Extra Brut: quali sono le differenze e come riconoscerle?

16/07/2020
par Alberto Perini

Una caratteristica tipica distintiva degli spumanti – e chiaramente anche dei vini Prosecco - riguarda il grado zuccherino. Stiamo parlando della dicitura Dry, extra Dry, Brut ed Extra Brut che si legge sul fronte delle etichette. Chi ha iniziato da poco a capirci qualcosa di vini, spesso non sa come districarsi tra tutte queste informazioni. Proviamo allora a fare chiarezza su queste definizioni.

Una questione di zuccheri: il residuo zuccherino fa la differenza

Nell'articolo dedicato alla produzione del Prosecco abbiamo visto come la quantità di lieviti e zuccheri sia differente secondo il metodo di preparazione: il residuo zuccherino che si ritrova nel prodotto finito è dunque il parametro discriminante per distinguere un vino dry, extra dry, brut o extra brut.

Prosecco Dry: il più dolce di tutti

Eh si, lo sappiamo: ci cascano in molti. Il termine “dry” porta i più a pensare che si avrebbe a che fare con un vino poco dolce, in quanto secco. E invece il Dry o Sec sta a indicare un residuo zuccherino che si attesta tra i 17 e i 32 grammi per ogni litro di vino. Si tratta perciò di un vino dolce, spesso fruttato con sentori di pesca e mela verde, perfetto per accostamenti con frutta e piccola pasticceria o in alternativa come contrasto a piatti estremamente piccanti o speziati.

Prosecco Extra Dry: perfetto con i formaggi

Nonostante la dicitura in inglese "Extra Dry" significhi "molto secco", in realtà questa tipologia di spumante è solamente meno dolce di un Dry, ma certamente più amabile di un Brut. Il residuo zuccherino qui si presenta infatti tra i 12 e i 17 grammi per litro. E' lui, comunque, il protagonista assoluto degli aperitivi, dal momento che il suo gusto si sposa molto bene con i formaggi, gli stuzzichini, ma anche per un pasto leggero a base di carni bianche o crostacei.

Quando troviamo la dicitura Brut si comincia a parlare di Prosecco "intenso"

Quando il residuo zuccherino scende ancora, e si attesta sotto i 12 grammi per litro (di solito tra i 5 e i 12 grammi di zucchero), allora ci troviamo di fronte ad un Prosecco di tipologia Brut. Si tratta di uno spumante dal gusto molto intenso e che comincia a diventare davvero più secco al palato. Il Brut, perciò, lo si sceglie non per gli aperitivi, ma per il pasto. Questo fatto vi stupisce? Beh, in realtà sia certi primi piatti che secondi o contorni possono essere accompagnati da un Prosecco Brut. Un primo piatto di pesce (un risotto ai frutti di mare, ad esempio), dei secondi di pollame o ancora di pesce, ma anche verdure grigliate, o formaggi fino alla media stagionatura. C'è anche chi beve Prosecco Brut sulla frittura di pesce, assicurando che sia perfetto come bilanciamento del gusto del piatto in oggetto.

Il Prosecco Extra Brut: un vino a tutto pasto

Quello che si è detto per la tipologia Brut vale ancora di più per gli Extra Brut: un vino Prosecco dal residuo zuccherino davvero basso (da 0 a 5 grammi per litro), secco, asciutto e frizzante al punto giusto, ottimo come accompagnamento a tutto pasto. Via libera, dunque, ai piatti a base di molluschi, siano essi primi o secondi, e a contorni di ortaggi e verdure. Bene anche sui formaggi non troppo stagionati. Sconsigliati, infine, sui dolci o in generale in accompagnamento ai dessert. Una parentesi va qui dedicata alla tipologia Brut Nature, che rientra nell'Extra Brut fino ad un residuo zuccherino di 3 grammi per litro. Questi Prosecchi (ma anche certi Champagne) vengono detti Pas Dosé (o dosaggio Zero), in riferimento proprio alla quasi totale assenza di zucchero. Anche in questo caso gli abbinamenti più indicati riguardano i piatti di pesce, o quelli molto salati, o ancora i formaggi dalla consistenza "lattosa".