Spumantizzazione del Prosecco: differenze tra metodo Classico e metodo Martinotti/Charmat

10/06/2020
by Alberto Perini

Un vino Prosecco non può dirsi tale se non viene sottoposto alla rifermentazione chiamata spumantizzazione ossia il procedimento che crea e garantisce le famose bollicine per cui questo vino è tanto famoso nel mondo. Vi sono però diversi metodi per la spumantizzazione. I metodi più utilizzati sono il metodo Classico e il metodo Martinotti, noto anche come metodo Charmat. Esiste poi il metodo ancestrale o antico, del quale parliamo in un altro post dedicato. Cerchiamo qui di capire qual è la differenza tra i due metodi principali di rifermentazione del vino base e quali sono i risultati in bottiglia e in bicchiere.

Il metodo Classico e la rifermentazione in bottiglia

La differenza fondamentale tra il metodo Classico e il metodo Martinotti/Charmat è che nel primo caso la rifermentazione avviene in bottiglia per molto tempo, mentre nel secondo il vino base viene fatto rifermentare in serbatoi chiusi a tenuta di pressione chiamati autoclavi. Quello della spumantizzazione in bottiglia è un metodo molto utilizzato in Francia per gli Champagne, e viene chiamato Champenoise. In Italia il medesimo metodo viene chiamato “Metodo Classico”. Lo stesso avviene per il metodo Martinotti, che è l'equivalente italiano del francese Charmat, ma perfezionato e ancora più preciso. In entrambi i metodi, al vino base vengono addizionati zucchero e lieviti selezionati. Nessuna presenza di CO2 addizionata, visto che le bollicine si formano proprio per l'azione dei lieviti e degli zuccheri insieme. Nel metodo Classico i lieviti vengono attentamente selezionati ed i tempi di fermentazione e lavorazione in bottiglia possono essere anche molto lunghi. Ogni bottiglia viene mantenuta in posizione orizzontale, fino ad esaurire la quantità di zuccheri e portare ad un conseguente aumento della pressione (il tempo è a discrezione del produttore, ma è abbastanza lungo, almeno per diversi mesi). A quel punto si passa al “remuage”, cioè al riportare le bottiglie in posizione verticale: il collo della bottiglia viene però congelato a -25° e viene stappato. Il vino fuoriuscito viene rimboccato per poi procedere alla chiusura definitiva della bottiglia.

Il metodo Martinotti/Charmat e i tempi più veloci

Il discorso cambia per il metodo Martinotti, equivalente dello Charmat francese. In questo caso, infatti, il vino base, aggiunto di lieviti e zuccheri, viene posto in autoclavi in acciaio a temperatura controllata, per dar vita alla cosiddetta “presa di spuma” con la quale si ottiene la rifermentazione. Al termine di questo procedimento il vino viene posto a basse temperature e sottoposto dapprima a refrigerazione per ottenere la stabilità tartarica e successivamente a filtrazione. Dopo la filtrazione allo spumante vengono fatte le opportune aggiunte dopodiché si imbottiglia e si commercializza. Un Prosecco ottenuto con metodo Martinotti può essere prodotto anche in 40 giorni (va però detto che vi sono alcune cantine che arrivano fino a sei mesi). Va da sé che, essendo i tempi molto più veloci rispetto ad uno spumante prodotto con metodo Classico, la qualità di uno spumante metodo Martinotti/Charmat è differente, in quanto si tratta di un vino che deve essere pronto in tempi relativamente veloci per la vendita. Ciò si avverte anche nel gusto e nei profumi, molto semplici e primari, con prevalenza dei toni freschi e fruttati, a differenza di un metodo Classico, che presenta un ventaglio di gusti e sentori davvero variegati. Ovviamente anche i prezzi delle bottiglie saranno molto diversi. Possiamo concludere dicendo che un Prosecco prodotto con metodo Martinotti/Charmat è un vino molto meno strutturato rispetto ad un metodo Classico, ma meno impegnativo, più fresco e giovane.