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Il
metodo
Martinotti-Charmat
rappresenta un pilastro fondamentale nella produzione del prosecco,
offrendo una combinazione unica di efficienza e qualità. Questa
tecnica, ideata nel 1895 e sviluppata all'inizio del XX secolo, ha
rivoluzionato l'industria vinicola, favorendo la produzione di
spumanti freschi e aromatici su larga scala. Nell'articolo che segue,
esploreremo la sua affascinante storia, le fasi principali del suo
processo e i molteplici vantaggi che ha introdotto nel mondo del
vino. Dalla sua ideazione da parte di Federico Martinotti al suo
perfezionamento da parte di Eugène Charmat, scopriremo come questa
innovazione abbia contribuito a rendere il prosecco una delle
bollicine più amate al mondo.
La storia del metodo Martinotti-Charmat inizia in Italia alla fine del XIX secolo con il lavoro dell’enologo piemontese Federico Martinotti che, mentre era direttore dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, ideò un nuovo metodo per produrre vini spumanti. Il suo processo prevedeva la seconda fermentazione del vino in grandi serbatoi di acciaio invece che in bottiglia, come avveniva nel metodo tradizionale champenoise. Martinotti pubblicò la sua scoperta nel 1895, proponendo questa tecnica come un modo più efficiente per produrre vini spumanti su larga scala, mantenendo al contempo la qualità del prodotto finale. Tuttavia, la sua idea rimase relativamente sconosciuta al di fuori dell’Italia per diversi anni, fino a che, all’inizio del XX secolo, l’enologo francese Eugène Charmat, ispirato dal lavoro di Martinotti, perfezionò e industrializzò il processo. Charmat migliorò il design dei serbatoi di fermentazione, rendendoli più robusti ed efficienti, e introdusse innovazioni che permettevano un controllo più preciso della temperatura e della pressione durante la fermentazione. Nel 1907, Charmat brevettò il suo metodo, che in Francia divenne noto come “méthode Charmat”, un nuovo processo che non solo permetteva una produzione più rapida e meno costosa di vini spumanti, ma garantiva anche una qualità uniforme del prodotto finale. Grazie a queste caratteristiche, il metodo Charmat si diffuse rapidamente, trovando applicazione in molte regioni vinicole, inclusa l’Italia.
Il metodo Martinotti-Charmat, al contrario del metodo champenoise tradizionale, prevede una seconda fermentazione non in bottiglia ma in grandi serbatoi di acciaio inossidabile, chiamati autoclavi. Questo processo di fermentazione passa attraverso 4 principali fasi:
1. Prima fermentazione, con l'uva Glera raccolta e pressata. Il mosto ottenuto subisce una prima fermentazione alcolica in vasche di acciaio inox per trasformare gli zuccheri in alcool e ottenere il vino base;
2. Assemblaggio e filtrazione del vino base per eliminare le impurità;
3. Seconda fermentazione, con il vino base che viene trasferito in autoclavi, dove si aggiungono uno sciroppo di zucchero e lieviti. La chiusura ermetica delle autoclavi permette la formazione di anidride carbonica, che si dissolve nel vino creando le caratteristiche bollicine del prosecco;
4. Stabilizzazione, filtrazione e imbottigliamento, dopo un periodo di fermentazione, che può durare da poche settimane a diversi mesi. Il vino viene raffreddato per fermare la fermentazione, stabilizzato e filtrato nuovamente prima di essere imbottigliato sotto pressione per preservare le bollicine.
Il metodo Martinotti-Charmat offre numerosi vantaggi rispetto ad altri metodi di fermentazione, vediamoli insieme:
Il metodo Martinotti-Charmat è una delle chiavi del successo del prosecco che, grazie a questo innovativo processo di produzione, riesce a mantenere le sue caratteristiche distintive di freschezza, aromaticità e leggerezza. La storia e l'evoluzione del metodo Martinotti-Charmat dimostrano come l'innovazione possa sposarsi con la tradizione per creare un prodotto d’eccellenza amato in tutto il mondo.