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Ogni anno Assoenologi, l'associazione di categoria che riunisce gli enologi e gli operatori italiani del settore vitivinicolo, celebra una giornata congressuale, con convegni e lo stato dell'arte sul comparto. L'edizione del 2020, svoltasi domenica 22 novembre, è stata la prima ad essere divulgata in remoto, con lo streaming, ma ha decretato una certezza: il successo planetario del vino Prosecco. Ecco qualche dettaglio su come è andata.
La 75esima edizione della Giornata congressuale di Assoenologi è stata dunque la prima ad essersi svolta in remoto dai primi incontri dell'associazione, nel 1946. In realtà si è trattato di un vero successo, tanto che gli organizzatori si sono convinti di investire anche nei prossimi anni su questa forma di comunicazione e divulgazione. L'edizione è stata quasi interamente dedicata al Prosecco e al “case history” di questo vino, tanto che la stessa Assoenologi lo ha definito “un vero e proprio fenomeno italiano”. Sono state ripercorse le tappe storiche del bollicine italiano più famoso, fino alla conclusione di non disperdersi, in futuro, con competizioni “interne” tra le tre denominazioni, trovando unità nella diversità. L'impegno da parte degli imprenditori vitivinicoli è stato ricordato anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha sottolineato come proprio grazie a questa dedizione “Solo dieci anni fa si producevano 57 milioni di bottiglie di Conegliano Valdobbiadene Doc e 160 milioni di prosecco Igt, mentre oggi siamo a 600 milioni in totale”.
L'aumento della produzione di Prosecco non deve far perdere di vista il discorso sull'ecosostenibilità ambientale. Ne è convinto, almeno, Massimiliano Fedriga, il presidente dell'altra regione protagonista della produzione di questo vino: il Friuli Venezia Giulia. “Il valore al litro del Prosecco va da 1,65 a 1,75 euro – dice Fedriga - un euro in più rispetto a quanto pagato per il Pinot grigio Delle Venezie. La sfida ora si gioca sulla sostenibilità ambientale per la tutela del territorio per tenere alto il valore delle produzioni. Insieme all’innalzamento della qualità, che stiamo perseguendo finanziando impianti di spumantizzazione in loco, è un fattore decisivo, su cui agire anticipando le linee tracciate dall’Europa, e importante anche in termini di marketing”.
A dispetto del periodo di pandemia globale che ha investito tutti i comparti produttivi e commerciali, tra cui quello enologico, e del conseguente calo delle vendite, per il Prosecco si prospetta un futuro roseo, a patto che ci si riappropri delle tre denominazioni (Doc, Docg Conegliano Valdobbiadene e Docg Asolo) e si cerchi di appianare le competizioni interne. Secondo Franco Adami, ex presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg, e attualmente uno dei maggiori imprenditori del settore, “è necessario, oggi più che mai, fare squadra”. In conclusione, si può certamente concordare con le parole dell'attuale presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg, Innocente Nardi: “Il nostro obiettivo è quello di trasformare il Prosecco in un prodotto iconico, culturale. Il riconoscimento Unesco, l’eliminazione del glifosate sul nostro territorio, l’area più ampia a livello europeo, hanno questa logica. Oggi il consumatore deve sapere che a fronte di cento bottiglie di Prosecco vendute nel mondo, 82 sono di Prosecco Doc, 16 di Conegliano Valdobbiadene e 2 di Asolo. Il nostro futuro sta nel dare valore alla nostra produzione: questi 600 milioni di bottiglie chiamate genericamente Prosecco devono essere messe sul mercato secondo una logica di segmentazione del posizionamento per garantire il livello qualitativo e raccontare le specificità dei singoli territori”.